
Riciclo dei rifiuti tessili e l’urgenza del cambiamento
L’industria tessile è una delle più impattanti sull’ambiente, responsabile di un contributo significativo alle emissioni globali di CO2 , all’inquinamento delle acque dolci e agli oceani. Alcuni studi stimano che la produzione tessile incida tra il 2% e il 10% delle emissioni globali di CO2 , causando fino al 20% dell’inquinamento idrico globale e una parte consistente dell’inquinamento marino da microplastiche.
Dal 1° gennaio 2025 , l’Unione Europea ha deciso di intervenire imponendo ai cittadini l’obbligo di differenziare i rifiuti tessili , trasformando il settore in un modello più circolare e sostenibile. Ma cosa significa, nella pratica, e come inciderà sulle nostre vite?
Cosa prevede l’obbligo di riciclo tessile
Nuove regole per i cittadini
La normativa europea valutazione che ogni cittadino dovrà separare gli abiti dai rifiuti indifferenziati, destinandoli agli appositi cassonetti per il riciclo tessile . Questo significa che capi usurati, danneggiati o inutilizzabili non finiranno più in discarica, ma verranno avviati a processi di riutilizzo o riciclo .
- Capi in buono stato: saranno destinati al riuso attraverso donazioni o vendita nei mercati secondari.
- Capi danneggiati: verranno trattati per estrarre nuove fibre o trasformati in materiali industriali.
Le multe per i trasgressori saranno gravi, fino a 2.500 euro , come deterrente per incoraggiare lo smaltimento inappropriato.
Responsabilità estesa ai produttori
Un elemento cruciale della normativa è la responsabilità estesa del produttore (EPR) . I produttori di tessuti saranno obbligati a gestire i rifiuti generati dai loro prodotti, incentivando la progettazione di capi più durevoli, riparabili e facilmente riciclabili. Questa misura punta a trasformare il sistema tessile in un circuito virtuoso, riducendo al minimo i rifiuti non recuperabili.
L’Italia come apripista: il caso virtuoso del Decreto Legislativo 116/2020
In Italia, l’obbligo di riciclare i rifiuti tessili è già realtà dal 1° gennaio 2022 , grazie al Decreto Legislativo 116/2020. Questo anticipo normativo ha permesso al nostro Paese di avviare una rete capillare di cassonetti dedicati, sensibilizzando i cittadini sull’importanza del riutilizzo.
Secondo i dati recenti, le comunità che hanno implementato questa raccolta hanno registrato un aumento significativo del recupero dei materiali tessili , riducendo al contempo l’impatto ambientale. L’obiettivo ora è consolidare questa pratica, estendendola a livello europeo.
Suggerimenti per una moda più sostenibile
Adottare comportamenti più consapevoli è il primo passo per ridurre l’impatto ambientale del settore tessile. Ecco alcune strategie pratiche:
- Scegliere capi di qualità: investire in abiti durevoli e ben fatti significa ridurre la necessità di sostituirli frequentemente.
- Riparare e riutilizzare: Prima di buttare un capo, valuta la possibilità di ripararlo o trasformarlo in qualcosa di nuovo.
- Donare o vendere: Gli abiti in buono stato possono avere una seconda vita attraverso i mercati dell’usato o donazioni.
- Optare per marchi sostenibili: Marchio preferito che utilizzano materiali riciclati o adottano processi produttivi a basso impatto ambientale.
Riciclo dei rifiuti tessili: una rivoluzione necessaria
L’obbligo di riciclare i rifiuti tessili rappresenta una sfida per cittadini e produttori, ma è anche un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la moda. Con scelte più consapevoli e una maggiore attenzione alla sostenibilità, possiamo trasformare il settore in un pilastro dell’economia circolare, limitando sprechi e inquinamento. La moda del futuro sarà necessariamente più responsabile: il cambiamento inizia ora, un capo alla volta.
La responsabilità estesa ai produttori
L’introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) obbligherà le aziende a occuparsi dei rifiuti derivanti dai loro prodotti. Questo significa incentivare:
- La progettazione sostenibile , privilegiando materiali riciclabili.
- La creazione di filiere di raccolta e trattamento dedicate.
Questo approccio non solo ridurrà l’impatto ambientale, ma trasformerà il settore in un modello di economia circolare.